La sala più ampia del museo è questa che contiene gli arnesi e recipienti da cucina, panificazione e illuminazione e inoltre vi sono in essa contenuti i giocattoli per i bambini e alcuni strumenti rituali.
È la sezione cosiddetta domestica. Vi è tutto per la cucina: dallo spiedo alla graticola, al tosta caffè, alle padelle di tutte le grandezze. Completa è anche l’attrezzatura per la confezione del pane casereccio: setacci, pale di legno per infornare il pane. Sono poi in mostra alcuni girelli per intrattenere i bambini nei primi passi e una culla e inoltre, tra la numerosa suppellettile vi sono una serie di ferri da stiro a carbone, una splendida serie di lucerne ad olio e a petrolio e tanti altri oggetti di uso locale. Ma il pezzo più interessante è un recipiente di latta che anticamente serviva per vendere l’olio e il maestro, facendo sedere in cerchio bambini intorno a lui, usava descriverlo così:
[…] questo è uno stranissimo recipiente, si usava circa 120 anni fa […] un recipiente ovale attraversato da un cilindro.. ma a che cosa poteva servire? Serviva per vendere l’olio ai poveri e per imbrogliarli. Ma come? Ve lo dico subito! I padroni degli olivi non volevano vendere l’olio ai poveri perché ne compravano troppo poco e allora hanno deciso di incaricare delle donne, anch’esse povere dei vari vicinati del paese che si prendessero l’incarico della vendita dell’olio dei ricchi. Ammettiamo che l’incaricata sia Tia Maria Lutzu. Diceva il padrone a Tia Maria: «ecco io ti do 10 litri perché tu me lo venda ai poveri del tuo vicinato. Tu devi vendere l’olio a un prezzo fisso e mi devi portare i soldi puliti puliti, per la tua paga ti devi arrangiare. Con questo recipiente dovrai arrangiarti». E come si arrangiava Tia Maria?